Ma anche io sono operaio e sono povero". "Tu sei povero perché sei sardo". "Ma se io faccio sciopero con gli altri, sparerai contro di me?" Il soldato rifletté un poco, poi mettendomi una mano sulla spalla: "Senti, quando fai sciopero con gli altri, resta a casa!"».
Era questo lo spirito della stragrande maggioranza della Brigata, che contava solo un piccolo numero di operai minatori del bacino di Iglesias. Eppure, dopo pochi mesi, alla vigilia dello sciopero generale del 20-21 luglio, la brigata fu allontanata da Torino, i soldati anziani furono congedati e la formazione divisa in tre: un terzo fu mandato ad Aosta, un terzo a Trieste, un terzo a Roma. La brigata fu fatta partire di notte, all'improvviso; nessuna folla elegante li applaudiva alla stazione; i loro canti, se erano anche essi guerrieri, non avevano piú lo stesso contenuto di quelli cantati all'arrivo.
Questi avvenimenti sono rimasti senza conseguenze? No, essi hanno avuto risultati che ancora oggi sussistono e continuano ad operare nella profondità della massa popolare. Essi hanno illuminato per un momento cervelli che non avevano mai pensato in quella direzione e che sono rimasti impressionati, modificati radicalmente. I nostri archivi sono andati dispersi; molte carte sono state da noi stessi distrutte per non provocare arresti e persecuzioni. Ma noi ricordiamo decine e centinaia di lettere giunte dalla Sardegna alla redazione torinese dell'Avanti!; lettere spesso collettive, spesso firmate da tutti gli ex combattenti della Sassari di un determinato paese.
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