Voi ricordate la campagna condotta dalla Stampa specialmente nel 1917-18 per una stretta collaborazione tra giolittiani e socialisti per impedire la «pugliesizzazione» dello Stato: quella campagna fu condotta nella Stampa da Francesco Ciccotti, cioè era di fatto una espressione dell'accordo esistente tra Giolitti e i riformisti. La quistione non era da poco e i giolittiani, nel loro accanimento difensivo, giunsero fino a oltrepassare i limiti consentiti a un partito della grande borghesia, giunsero fino a quelle manifestazioni di antipatriottismo e di disfattismo che sono nella memoria di tutti. Oggi Giolitti è nuovamente al potere, nuovamente la grande borghesia si affida a lui, per il panico che la invade innanzi all'impetuoso movimento delle masse popolari. Giolitti vuole addomesticare gli operai di Torino. Li ha battuti due volte: nello sciopero dell'aprile scorso e nell'occupazione delle fabbriche, tutt'e due le volte con l'aiuto della Confederazione generale del lavoro, cioè del riformismo corporativo. Ritiene ora di poterli inquadrare nel sistema borghese statale. Infatti, che avverrà se le maestranze Fiat accettano le proposte della direzione? Le attuali azioni industriali diventeranno obbligazioni; cioè la cooperativa dovrà pagare ai portatori di obbligazioni un dividendo fisso, qualunque sia il giro degli affari. L'azienda Fiat sarà taglieggiata in tutti i modi dagli istituti di credito, che rimangono in mano ai borghesi, i quali hanno l'interesse a ridurre gli operai alla loro discrezione.
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