D’altronde non si tratta di cosa eccezionale o che sia propria di un solo tipo di Stato: pare si possa far rientrare nella funzione delle élites o avanguardie, quindi dei partiti, in confronto alla classe che rappresentano. Questa classe, spesso, come fatto economico (e tale è essenzialmente ogni classe) non godrebbe di nessun prestigio intellettuale e morale, cioè sarebbe incapace di esercitare un’egemonia, quindi di fondare uno Stato. Perciò la funzione delle monarchie anche nell’epoca moderna, e perciò specialmente il fatto, verificatosi specialmente in Inghilterra e in Germania, che il personale dirigente della classe borghese organizzata in Stato sia costituito di elementi delle vecchie classi feudali spossessate nel predominio economico tradizionale (Junker e Lords), ma che hanno trovato nell’industria e nella banca nuove forme di potenza economica, pur non volendosi fondere con la borghesia e rimanendo uniti al loro gruppo sociale tradizionale.
Un giudizio su Paolo Boselli. Nella commemorazione di Paolo Boselli scritta in «Gerarchia» (marzo 1932) da Filippo Caparelli è contenuto questo spunto: «Sembra forse un po’ strano che in quegli anni (del Risorgimento), cosí pieni di mirabili vicende, egli non pensasse ad attingere ad altre fonti che pur si presentavano copiose e degnissime, e cioè al diretto contatto con la vita, questi generosi entusiasmi. Invece, non bisogna allarmarsi (sic) perché questo era il suo temperamento (!) e la sua inclinazione (!) lo portava piú a coltivare gli entusiastici accenti patriottici nelle tranquille contrade letterarie che sui campi sommamente (!) disagevoli dell’azione».
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