(Un gesto «parlamentarista» di Giolitti fu quello fatto col discorso di Cuneo sull’articolo 5 dello Statuto, ma si trattò di una manovra per sgominare gli avversari politici; infatti Giolitti non ne fece nulla quando andò al potere).
Giolitti e Croce. Si può osservare, e bisognerà documentare cronologicamente, come Giolitti e Croce, uno nell’ordine della politica attuale, l’altro nell’ordine della politica culturale e intellettuale, abbiano commesso gli stessi e precisi errori. L’uno e l’altro non compresero dove andava la corrente storica, e praticamente aiutarono ciò che poi avrebbero voluto evitare e cercarono di combattere. In realtà, come Giolitti non comprese quale mutamento aveva portato nel meccanismo della vita politica italiana l’ingresso delle grandi masse popolari, cosí Croce non capí, praticamente, quale potente influsso culturale (nel senso di modificare i quadri direttivi intellettuali) avrebbero avuto le passioni immediate di queste masse. Da questo punto di vista è da vedere la collaborazione del Croce alla «Politica» di F. Coppola (anche il De Ruggiero vi collaborò nello stesso periodo): come mai il Croce, che aveva assunto un determinato atteggiamento verso Coppola e C. nel periodo 1914-’15 con gli articoli dell’«Italia Nostra» e della «Critica» (e il Coppola era specialmente preso di mira dalle noterelle di «Italia Nostra» scritte, mi pare, dal De Lollis) poté nel 1919-’20 dare a questo gruppo l’appoggio della sua collaborazione, proprio con articoli in cui il sistema liberale era criticato e limitato? ecc.
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