[Giolittismo e nittismo.] Confronto tra la concentrazione culturale francese, che si riassume nell’«Istituto di Francia», e la non coordinazione italiana. Riviste di cultura francesi e italiane (tipo «Nuova Antologia», «Revue des deux mondes»).
Giornali quotidiani italiani molto meglio fatti che i francesi: essi compiono due funzioni - quella di informazione e di direzione politica generale e la funzione di cultura politica, letteraria, artistica, scientifica che non ha un suo organo proprio diffuso (la piccola rivista per la media cultura). In Francia, anzi, anche la prima funzione si è distinta in due serie di quotidiani: quelli di informazione e quelli di opinione che a loro volta sono dipendenti da partiti direttamente, oppure hanno un’apparenza di imparzialità («Action Française», «Temps», «Débats»). In Italia, per l’assenza di partiti organizzati e centralizzati, non si può prescindere dai giornali: sono i giornali, raggruppati a serie, che costituiscono i veri partiti. Per esempio, nel dopoguerra, Giolitti aveva una serie di giornali che rappresentavano le varie correnti o frazioni del partito liberale democratico: la «Stampa» a Torino, che cercava di influire sugli operai e aveva saltuariamente spiccate tendenze riformistiche (nella «Stampa» tutte le posizioni erano saltuarie, intermittenti a seconda che Giolitti era o non era al potere, ecc.); la «Tribuna» a Roma, che era legata alla burocrazia e all’industria protezionista (mentre la «Stampa» era piuttosto liberista - quando Giolitti non era al potere, con maggiore accentuazione); il «Mattino» a Napoli, legato alle cricche meridionali giolittiane, con altri organi minori (la «Stampa», per certa collaborazione e servizi d’informazione, era alla testa di un trust giornalistico di cui facevano parte specialmente il «Mattino», la «Nazione» e anche il «Resto del Carlino»).
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