Infatti non impedí a Nenni di essere ammesso nonostante il suo losco passato (cosí a Francesco Rèpaci), mentre serví a falsificare la posizione politica del partito che non doveva fare dell’antinterventismo il perno della sua attività, e a scatenare odio e persecuzioni personali contro determinate categorie piccolo borghesi. (Rèpaci diventò corrispondente del giornale da Torino come Nenni ne diventò redattore, quindi non si tratta di gente entrata di straforo).
Il discorso dell’«espiazione» di Treves e la fissazione dell’interventismo sono strettamente legati: è la politica di evitare il problema fondamentale, il problema del potere, e di deviare l’attenzione e le passioni delle masse su obiettivi secondari, di nascondere ipocritamente la responsabilità storico-politica della classe dominante, riversando le ire popolari sugli strumenti materiali e spesso inconsapevoli della politica della classe dominante: continuava, in fondo, una politica giolittiana.
A questa stessa tendenza appartiene l’articolo Carabinieri reali di Italo Toscani: il cane che morde il sasso, e non la mano che lo lancia. Il Toscani è finito poi scrittore cattolico di destra nel «Corriere d’Italia». Era evidente che la guerra, con l’enorme sconvolgimento economico e psicologico che aveva determinato specialmente fra i piccoli intellettuali e i piccoli borghesi, avrebbe radicalizzato questi strati. Il partito se li rese nemici gratis, invece di renderseli alleati, cioè li ributtò verso la classe dominante.
Funzione della guerra negli altri paesi per selezionare i capi del movimento operaio e per determinare la precipitazione delle tendenze di destra.
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