Nel caso del patto d’alleanza apparve chiaro che il potere non apparteneva al partito.
Al patto d’alleanza corrispondevano gli strani legami tra partito e gruppo parlamentare, anch’essi d’alleanza e di parità di diritto. Questo sistema di rapporti faceva sí che concretamente il partito non esistesse come organismo indipendente, ma solo come elemento costitutivo di un organismo piú complesso che aveva tutti i caratteri di un partito del lavoro, discentrato, senza volontà unitaria, ecc. Dunque i sindacati devono essere subordinati al partito? Porre cosí la quistione sarebbe errato. La quistione deve essere impostata cosí: ogni membro del partito, qualsiasi posizione o carica occupi, è sempre un membro del partito ed è subordinato alla sua direzione. Non ci può essere subordinazione tra sindacato e partito, se il sindacato ha spontaneamente scelto come suo dirigente un membro del partito: significa che il sindacato accetta liberamente le direttive del partito, e, quindi, ne accetta liberamente (anzi ne desidera) il controllo sui suoi funzionari.
Questa quistione non fu impostata giustamente nel 1919, quantunque esistesse un grande precedente istruttivo, quello del giugno 1914: perché in realtà non esisteva una politica delle frazioni, cioè una politica del partito.
Agitazione e propaganda. La debolezza dei partiti politici italiani in tutto il loro periodo di attività, dal Risorgimento in poi (eccettuato in parte il Partito nazionalista) è consistita in quello che si potrebbe chiamare uno squilibrio tra l’agitazione e la propaganda, e che, in altri termini, si chiama mancanza di principî, opportunismo, mancanza di continuità organica, squilibrio tra tattica e strategia, ecc.
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