Fino a quando l’operaio da una parte e l’industriale dall’altra dovranno preoccuparsi del salario e del profitto, è evidente che il sindacalismo vecchio tipo non è superato e non può essere assorbito in altre istituzioni. Il torto scientifico dello Spirito è quello di non esaminare in concreto questi problemi, ma nel presentare le quistioni nel loro aspetto formale e apodittico, senza le necessarie distinzioni e le indispensabili fasi di transizione: da ciò forse non solo il suo contrasto col Rossoni ma anche quello col Bottai, il cui spirito politico non può non sentire queste necessità. Se si parte dal punto di vista della produzione, e non da quello della lotta per la distribuzione del reddito, è evidente che il terreno sindacale deve essere completamente mutato. In una fabbrica di automobili di una certa estensione, oltre agli operai meccanici, lavora un certo numero di operai di altre «categorie»: muratori, elettricisti, materassai, carrozzieri, pellettieri, vetrai, ecc. Questi operai a quale sindacato dovranno appartenere dal punto di vista della produzione? Certamente al sindacato metallurgico o meglio ancora, al sindacato dell’automobile, perché il loro lavoro è necessario per la costruzione dell’automobile. Cioè in ogni complesso produttivo, tutti i mestieri sono rivolti alla costruzione dell’oggetto principale per cui il complesso è specializzato. Ma se la base è il salario, è evidente che i muratori dovranno unirsi ai muratori, ecc., per regolare il mercato del lavoro, ecc.
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Spirito Rossoni Bottai
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