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      Osservazioni sulla crisi ’29-’30?. Confrontare numero di «Economia» del marzo 1931 dedicato a La depressione economica mondiale: i due articoli di P. Jannaccone e di Gino Arias. Il Jannaccone osserva che «la causa prima» (sic!) della crisi «è un eccesso, non un difetto di consumo», cioè che siamo di fronte a una profonda e, assai probabilmente, non passeggera perturbazione dell’equilibrio dinamico fra la quota consumata e la quota risparmiata del reddito nazionale e il ritmo della produzione necessario per mantenere in un tenore di vita, immutato o progrediente, una popolazione che aumenta a un determinato saggio di incremento netto. La rottura di tale equilibrio può verificarsi in piú modi: espansione della quota di reddito consumata a danno di quella risparmiata e reinvestita per la produzione futura; diminuzione del saggio di produttività dei capitali, aumento del saggio di incremento netto della popolazione. A un certo punto, cioè, il reddito medio individuale da crescente diviene costante e da costante progressivamente decrescente: scoppiano a questo punto le crisi, la diminuzione del reddito medio porta a una contrazione anche assoluta del consumo e per riflesso a ulteriori riduzioni della produzione ecc. La crisi mondiale, cosí, sarebbe crisi di risparmio, e «il rimedio sovrano per arginarla, senza che si abbassi il saggio d’incremento [netto] della popolazione, sta nell’aumentare la quota di reddito destinata al risparmio e alla formazione di capitali nuovi. Questo è l’ammonimento di alto valore morale che sgorga dai ragionamenti della scienza economica».


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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