Ecco dunque che il Concordato, invece di facilitare un’espansione di cultura italiana, la rende piú difficile non solo, ma ha creato la situazione per una lotta contro i nuclei di italianità tradizionali. Cosí appare che nel mondo moderno un imperialismo culturale e spirituale è utopistico: solo la forza politica, fondata sull’espansione economica, può essere la base per un’espansione culturale.
Controllare se l’on. Enrico Mizzi, uno dei leaders del Partito nazionalista maltese, sia stato tra i fondatori del Partito nazionalista Italiano. Probabilmente, l’osservazione fatta da qualche giornale inglese si riferisce al fatto che il Mazzi avrà mandato la sua adesione al comitato organizzatore o a qualche personalità, come Corradini o Federzoni o Coppola.
Bilancio della guerra. Camillo Pellizzi annunzia nel «Corriere» del 7 aprile 1932 il libro di Luigi Villari, The war on the italian front (con prefazione di sir Rennell Rodd, Cobden-Sanderson, Londra, 1932). In un’appendice sono pubblicate le cifre sul bilancio comparativo della guerra, e il Pellizzi riproduce le seguenti: l’Italia ha mobilitato il 14,48% della sua popolazione, la Francia il 20,08, l’Inghilterra il 12,31; l’Italia ha avuto il 14% di morti sul numero dei mobilitati, la Francia il 16,15; l’Inghilterra l’11,05; l’Italia ha speso nella guerra oltre un quarto della sua ricchezza totale, la Francia meno di un sesto; l’Italia ha perso il 58,93% del suo tonnellaggio mercantile, la Gran Bretagna il 43,63, la Francia il 39,44.
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