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      (Frivolità della storia degli uomini; pessimismo giansenistico).
     
     
      Nazionale-popolare. Ho scritto alcune note per osservare come le espressioni «nazione» e «nazionale» abbiano in italiano un significato molto piú limitato di quelli che nelle altre lingue hanno le parole corrispondenti date dai vocabolari. L’osservazione piú interessante si può fare per il cinese, dove pure gli intellettuali sono tanto staccati dal popolo: per tradurre l’espressione cinese Sen Min-ciu-i che indica i tre principî della politica nazionale-popolare di Sun-Yat-sen, i gesuiti hanno escogitato la formula di «triplice demismo» (escogitata dal gesuita italiano D’Elia nella traduzione francese del libro di Sun Yat-sen, Le triple démisme de Sun Wen); confronta la «Civiltà Cattolica» del 4 maggio e 18 maggio 1929, in cui la formula cinese Sen Min-ciu-i è analizzata nella sua composizione grammaticale cinese e confrontata con varie traduzioni possibili.
     
     
      [«Not representation without labour».] La vecchia massima inglese: «not representation without labour» ricordata da Augur (Britannia, quo vadis?, «Nuova Antologia», 16 gennaio 1930) per sostenere che bisognerebbe togliere il voto ai disoccupati per risolvere il problema della disoccupazione (cioè perché si formi un governo che riduca al minimo il fondo della disoccupazione): quando è stata praticata, da chi, come? e come la si intendeva?
     
     
      [Non si può distruggere senza creare.] L’affermazione che «non si può distruggere senza creare», è molto diffusa. L’ho letta, già prima del 1914, nell’«Idea nazionale», che pure era un bric-à-brac di banalità e luoghi comuni.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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