L’espressione «vette di comando» ha forse un’origine di carattere militare; quella «leve di comando» una origine evidentemente industriale. Nella lotta occorre avere le vette o leve di comando, quelle che si chiamano anche le chiavi della situazione, ecc., cioè quando si hanno forze determinate e limitate, occorre distribuirle in modo da avere in mano le posizioni strategiche che dominano l’insieme della situazione e permettono di guidare lo sviluppo degli avvenimenti. (Un capitano che si acquartierasse nel fondo di una valle e non si preoccupasse di occupare e munire le cime circostanti e i passaggi obbligati, facilmente potrebbe essere circondato, fatto prigioniero o distrutto anche se in prevalenza numerica: un grosso cannone in fondo a un burrone o su una cima ha diversa potenzialità, ecc.).
[Zunftbürger, «Pfahlbürger, ecc.] Per le espressioni Zunftbürger e Pfahlbürger o Pfahlbürgerschaft, impiegate nel Manifesto, è da vedere per le corrispondenti figure italiane, il libro di Arrigo Solmi L’amministrazione finanziaria del regno italico nell’alto Medioevo, Pavia 1932, pp. XV-288, L. 20 (cfr. recensione analitica di Piero Pieri nella «Nuova Italia» del 20 gennaio 1933). A Pavia esistevano prima del Mille «alcune arti o professioni di mestiere, tenute quasi in regime di monopolio, sotto la dipendenza della Camera o del Palazzo regio di Pavia». Esse appaiono costituite intorno a persone di maggiore esperienza e responsabilità dette magistri: costoro sono di nomina regia, hanno il governo interno dell’«Arte e ne rispondono verso lo Stato, ma provvedono anche a difendere i privilegi del mestiere e a valorizzarne i prodotti.
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