Stenterello crede che la sua missione è quella di essere la vestale del sacro fuoco. Riconosce che l’iniziativa non è contro le sacre tavole e cosí crede di aver esaurito la sua parte. Egli sa che siamo circondati di traditori, di deviatori, e sta col fucile spianato per difendere l’altare e il focolare. Applaude e spara, e cosí ha fatto la storia bevendoci sopra un mezzo litro.
(Intorno a questa rubrica, in forma di bozzetti su Stenterello politico, si possono raggruppare altri motivi, come quello della svalutazione dell’avversario fatta per politica, ma che diventa una convinzione e quindi porta alla superficialità e alla sconfitta, ecc.).
Stenterello pensa specialmente all’avvenire. Il presente lo preoccupa meno dell’avvenire. Ha un nemico contro cui dovrebbe combattere. Ma perché combattere, se tanto il nemico dovrà necessariamente sparire, travolto dalla fatalità della storia. C’è ben altro da fare che combattere il nemico immediato. Piú pericolosi sono i nemici mediati, quelli che insidiano l’eredità di Stenterello, quelli che combattono lo stesso nemico di Stenterello, pretendendo che saranno loro gli eredi. Che pretese son queste? Come si osa dubitare che Stenterello sarà l’erede? Dunque Stenterello non combatte il nemico immediato, ma coloro che pretendono di combattere questo stesso nemico per succedergli. Stenterello è cosí furbo che solo lui comprende che questi sono i veri e soli nemici. La sa lunga, Stenterello!
Cesare e il cesarismo. La teoria del cesarismo, che oggi predomina (cfr. il discorso di Emilio Bodrero, L’umanità di Giulio Cesare, nella «Nuova Antologia» del 16 settembre 1933) è stata immessa nel linguaggio politico da Napoleone III, il quale non fu certo un grande storico o filosofo o teorico della politica.
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