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      Rinnovata totalmente dal materialismo storico, l’indagine contemporanea è riuscita a battere nuove e piú congrue vie e a rendersi sempre piú esigente e complessa». Ma il Volpicelli non ha coscienza esatta di ciò che scrive; infatti, dopo aver parlato di questa funzione del materialismo storico nel primo quarto di secolo, critica la storiografia dell’Ottocento (in modo molto vago e superficiale) e continua: «Mi sono soffermato a lungo su tale argomento (la storiografia dell’Ottocento) per dare un’idea precisa (!) al lettore del passo gigantesco compiuto dalla storiografia contemporanea. Le conseguenze, infatti, sono state enormi (- conseguenze di che?); il rinnovamento, addirittura totale. Sono stati distrutti gli esteriori limiti fissati dalle varie metodologie che esaurivano l’indagine storica in una formale ricerca filologica o diplomatica; sono state di lungo tratto oltrepassate le tendenze economico-giuridiche del principio di secolo, le lusinghe del materialismo storico, le astrazioni e gli apriorismi di certi ideologi, piú romanzieri che storici». Cosí, il materialismo storico, che inizialmente è il rinnovatore della storiografia, diventa ad un tratto, sotto forma di «lusinga», una vittima del rinnovamento, da becchino della storiografia ottocentesca, diventa parte dell’Ottocento seppellita col suo tutto. Il Volpicelli dovrebbe studiare un po’ di logica formale.
     
     
      La burocrazia. Mi pare che, dal punto di vista economico-sociale, il problema della burocrazia e dei funzionari occorra considerarlo in un quadro molto piú vasto: nel quadro della «passività» sociale, passività relativa, e intesa dal punto di vista dell’attività produttiva di beni materiali.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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