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      (Sarebbe interessante vedere quali termini del linguaggio commerciale sono diventati internazionali per questa funzione di Londra, termini che ricorrono spesso non solo nella stampa tecnica, ma anche nei giornali e nella stampa periodica politica generale).
     
     
      Disraeli. Perché Disraeli comprese, meglio di ogni altro capo di governo inglese, le necessità imperiali? Si può fare un paragone tra Disraeli e Cesare. Ma Disraeli non riuscí a impostare il problema della trasformazione dell’impero britannico e non ebbe continuatori: l’inglesismo ha impedito la fusione in una sola classe imperiale unificata dei gruppi nazionali che necessariamente si andavano formando in tutte le terre dell’impero. È evidente che l’impero inglese non poteva fondarsi sotto un’impalcatura burocratico-militare, come avvenne per quello romano: fecondità del programma di un «Parlamento imperiale» pensato da Disraeli. Ma questo Parlamento imperiale avrebbe dovuto legiferare anche per l’Inghilterra, cosa assurda per un inglese: solo un semita spregiudicato come Disraeli poteva essere l’espressione dell’imperialismo organico inglese. Fenomeni storici analoghi moderni.
     
     
      Kipling. Potrebbe, l’opera di Kipling, servire per criticare una certa società, che pretenda di essere qualcosa senza avere elaborato in sé la morale civica corrispondente, anzi avendo un modo di essere contraddittorio coi fini che verbalmente si pone. D’altronde la morale di Kipling è imperialista solo in quanto è legata strettamente a una ben determinata realtà storica: ma si possono estrarre da essa immagini di potente immediatezza per ogni gruppo sociale che lotti per la potenza politica.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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