Ma diverso è il caso dell’azione politica e del principio di correlazione (come quello d’analogia), applicato al prevedibile, alla costruzione di ipotesi possibili e di prospettive. Si è appunto nel campo dell’ipotesi e si tratta di vedere quale ipotesi sia piú verosimile e piú feconda di convinzioni e di educazione. È certo che, quando si applica il principio di correlazione agli atti di un individuo o anche di un gruppo, c’è sempre il rischio di cadere nell’arbitrio: gli individui e anche i gruppi non operano sempre «logicamente», «coerentemente», «consequenziariamente», ecc.; ma è sempre utile partire dalla premessa che cosí operino.
[Cosí] posta la premessa dell’«irrazionalità» dei motivi di azione, non serve a nulla; può solo avere una portata polemica per poter dire come gli scolastici: ex absurdo sequitur quodlibet. Invece la premessa della razionalità e quindi della «correlazione» o dell’analogia ha una portata educativa in quanto può servire ad «aprir gli occhi agli ingenui» e anche a persuadere il «preopinante», se è in buona fede e sbaglia per «ignoranza», ecc.
Gli intellettuali francesi e la loro attuale funzione cosmopolita. La funzione cosmopolita degli intellettuali francesi dal ’700 in poi è di carattere assolutamente diverso da quella esercitata dagli italiani precedentemente. Gli intellettuali francesi esprimono e rappresentano esplicitamente un compatto blocco nazionale, di cui sono gli «ambasciatori» culturali, ecc.
Per la situazione attuale dell’egemonia culturale francese confronta il libro dell’editore Bernardo Grasset, La chose littéraire, Gallimard, Paris, 1929, in cui si parla specialmente dell’organizzazione libraria della produzione culturale francese nel dopoguerra coi nuovi fenomeni tipici dell’epoca presente.
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Bernardo Grasset Gallimard Paris
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