Il Rossi non sa spiegarsi il fatto che il richiamo all’antico è un puro elemento strumentale-politico e non può creare una cultura di per sé e che perciò il Rinascimento doveva per forza risolversi nella Controriforma, cioè nella sconfitta della borghesia nata dai Comuni e nel trionfo della romanità, ma come potere del papa sulle coscienze e come tentativo di ritorno al Sacro Romano Impero: una farsa dopo la tragedia.
In Francia la letteratura di lingua d’oc e di lingua d’oïl sboccia tra la fine del primo e il principio del secondo secolo dopo il Mille, quando il paese è tutto in fermento per i grandi fatti politici, economici, religiosi, culturali accennati prima. «E se in Italia l’avvento del volgare all’onore della letteratura ritarda d’oltre un secolo, gli è che fra noi il grande moto, che instaura sulle rovine dell’universalismo medioevale una nuova civiltà nazionale, è, per la varietà della storia molte volte secolare delle nostre città, piú vario e dovunque autoctono e spontaneo, e manca la forza disciplinatrice di una monarchia e di potenti signori, onde piú lenta e faticosa riesce la formazione unitaria appunto di quel nuovo mondo spirituale, di cui la nuova letteratura in volgare è l’aspetto piú appariscente». Altro groppo di contraddizioni: in realtà il moto innovatore dopo il Mille fu piú violento in Italia che in Francia e la classe portatrice della bandiera di quel moto si sviluppò economicamente prima e piú potentemente che in Francia e riuscí a rovesciare il dominio dei suoi nemici, ciò che in Francia non avvenne.
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