(Pubblicazioni attuali sulla vecchia quistione della «superiorità» e «originalità» della arte greca in confronto con quella latina: vedi lo studio di Augusto Rostagni Autonomia della letteratura latina nell’«Italia Letteraria» del 21 maggio 1933 e segg.). Per ciò che riguarda l’Umanesimo e il Rinascimento il Rostagni non distingue i diversi aspetti della cultura italiana: 1) Lo studio umanistico-erudito della classicità greco-romana che diventa esemplare, modello di vita ecc. 2) Il fatto che tale riferimento al mondo classico non è altro che l’involucro culturale in cui si sviluppa la nuova concezione della vita e del mondo in concorrenza e spesso (poi sempre piú) in opposizione alla concezione religiosa-medioevale. 3) Il movimento originale che l’«uomo nuovo» realizza come tale, e che è nuovo e originale nonostante l’involucro umanistico, esemplato sul mondo antico. A questo riguardo è da osservare che spontaneità e vigore di arte si ha prima che l’umanesimo si «sistemi», quindi la proposizione altrove prospettata che l’umanesimo sia un fenomeno in gran parte reazionario, cioè rappresenti il distacco degli intellettuali dalle masse che andavano nazionalizzandosi e quindi un’interruzione della formazione politico-nazionale italiana, per ritornare alla posizione (in altra forma) del cosmopolitismo imperiale e medioevale.
Il parallelo tra Greci e Romani è un falso e inutile problema, di origine e carattere politico. Hanno avuto i Romani una filosofia? Hanno avuto un loro «modo di pensare» e di concepire l’uomo e la vita e questa è stata la loro reale «filosofia», incorporata nelle dottrine giuridiche e nella pratica politica.
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