Lo Stato piemontese diventa motore reale dell’unità dopo il ’48, dopo cioè la sconfitta della destra e del centro politico piemontese e l’avvento dei liberali con Cavour. La Destra: Solaro della Margarita, cioè i «nazionalisti piemontesi esclusivisti» o municipalisti (l’espressione «municipalismo» dipende dalla concezione di una unità italiana latente e reale, secondo la retorica patriottica); il Centro: Gioberti e i neoguelfi. Ma i liberali di Cavour non sono dei giacobini nazionali: essi in realtà superano la Destra del Solaro, ma non qualitativamente, perché concepiscono l’unità come allargamento dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia, non come movimento nazionale dal basso, ma come conquista regia. Elemento piú propriamente nazionale è il Partito d’Azione, ecc. (Vedi altre note).
Sarebbe interessante e necessario raccogliere tutte le affermazioni sulla quistione dell’origine del Risorgimento in senso proprio cioè del moto che portò all’unità territoriale e politica dell’Italia, ricordando che molti chiamano Risorgimento anche il risveglio delle forze «indigene» italiane dopo il Mille, cioè il moto che portò ai Comuni e al Rinascimento. Tutte queste quistioni sulle origini hanno la loro ragione per il fatto che l’economia italiana era molto debole, e il capitalismo incipiente: non esisteva una forte e diffusa classe di borghesia economica, ma invece molti intellettuali e piccoli borghesi, ecc. Il problema non era tanto di liberare le forze economiche già sviluppate dalle pastoie giuridiche e politiche antiquate, quanto di creare le condizioni generali perché queste forze economiche potessero nascere e svilupparsi sul modello degli altri paesi.
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