Una gran parte degli attacchi alla Storia d’Europa del Croce hanno avuto evidentemente questa origine: cosí si spiega anche l’interruzione dell’opera di Francesco Salata Per la storia diplomatica della Questione Romana, il cui primo volume è del 1929 ed è rimasto senza seguito.
Nel Ventesimo Congresso della Società Nazionale per la Storia del Risorgimento sono stati trattati argomenti che interessano in sommo grado questa rubrica. Lo studio di Pietro Silva: Il problema italiano nella diplomazia europea del XVIII secolo è cosí riassunto dal Volpe (nell’articolo citato): «Il secolo XVIII vuol dire influenza di grandi potenze in Italia, ma anche loro contrasti; e perciò, progressiva diminuzione del dominio diretto straniero e sviluppo di due forti organismi statali a nord e a sud. Col trattato di Aranjuez tra Francia e Spagna, 1752, e subito dopo, col ravvicinamento Austria-Spagna, si inizia una stasi di quarant’anni per i due regni, pur con molti sforzi di rompere il cerchio austro-francese, tentando approcci con Prussia, Inghilterra, Russia. Ma il quarantennio segna anche lo sviluppo di quelle forze autonome che, con la Rivoluzione e con la rottura del sistema austro-francese, scenderanno in campo per una soluzione in senso nazionale ed unitario del problema italiano. Ed ecco le riforme ed i principi riformatori, oggetto, gli ultimi tempi, di molti studi, per il regno di Napoli e di Sicilia, per la Toscana, Parma e Piacenza, Lombardia».
Carlo Morandi (Le riforme settecentesche nei risultati della recente storiografia) ha studiato la posizione delle riforme italiane nel quadro del riformismo europeo, e il rapporto tra riforme e Risorgimento.
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