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      Cosí si è visto dall’economista Tullio Martello nella sua Storia dell’Internazionale, scritta nel 1871-72, lavoro che occorre tener presente perché riflette le posizioni politiche e le preoccupazioni sociali del periodo precedente.
      La posizione del Ferrari è indebolita poi dal suo «federalismo» che specialmente in lui, vivente in Francia, appariva ancora piú come un riflesso degli interessi nazionali e statali francesi. È da ricordare il Proudhon e i suoi libelli contro l’unità italiana combattuta dal confessato punto di vista degli interessi statali francesi e della democrazia. In realtà le principali correnti della politica francese erano aspramente contrarie all’unità italiana. Ancora oggi i monarchici (Bainville e C.) «rimproverano» retrospettivamente ai due Napoleoni di aver creato il mito nazionalitario e di aver contribuito a farlo realizzare in Germania e in Italia, abbassando cosí la statura relativa della Francia, che «dovrebbe» essere circondata da un pulviscolo di staterelli tipo Svizzera per essere «sicura».
      Ora è proprio sulla parola d’ordine di «indipendenza e unità», senza tener conto del concreto contenuto politico di tali formule generiche, che i moderati dopo il ’48 formarono il blocco nazionale sotto la loro egemonia, influenzando i due capi supremi del Partito d’Azione, Mazzini e Garibaldi, in diversa forma e misura. Come i moderati fossero riusciti nel loro intento di deviare l’attenzione dal nocciolo alla buccia dimostra, tra le tante altre, questa espressione del Guerrazzi in una lettera a uno studente siciliano (pubblicata nell’«Archivio Storico Siciliano» da Eugenio de Carlo carteggio di F. D. Guerrazzi col notaio Francesco Paolo Sardofontana di Riella, riassunto nel «Marzocco» del 29 novembre 1929): «Sia che vuolsi - o dispotismo o repubblica o che altro - non cerchiamo di dividerci; con questo cardine, caschi il mondo, ritroveremo la via». Del resto, tutta l’operosità di Mazzini è stata concretamente riassunta nella continua e permanente predicazione dell’unità.


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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