La meschina vita politica dal ’70 al ’900, il ribellismo elementare ed endemico delle classi popolari, l’esistenza gretta e stentata di un ceto dirigente scettico e poltrone sono la conseguenza di quella deficienza: e ne sono conseguenza la posizione internazionale del nuovo Stato, privo di effettiva autonomia perché minato all’interno dal Papato e dalla passività malevola delle grandi masse.
In realtà poi i destri del Risorgimento furono dei grandi demagoghi: essi fecero del popolo-nazione uno strumento, un oggetto, degradandolo e in ciò consiste la massima e piú spregevole demagogia, proprio nel senso che il termine ha assunto in bocca ai partiti di destra in polemica con quei di sinistra, sebbene siano i partiti di destra ad avere sempre esercitato la peggiore demagogia e ad aver fatto spesso appello alla feccia popolare (come Napoleone III in Francia).
Vincenzo Cuoco e la rivoluzione passiva. Vincenzo Cuoco ha chiamato rivoluzione passiva quella avutasi in Italia per contraccolpo delle guerre napoleoniche. Il concetto di rivoluzione passiva mi pare esatto non solo per l’Italia, ma anche per gli altri paesi che ammodernarono lo Stato attraverso una serie di riforme o di guerre nazionali, senza passare per la rivoluzione politica di tipo radicale-giacobino. Vedere nel Cuoco come egli svolge il concetto per l’Italia.
Il rapporto città-campagna nel Risorgimento e nella struttura nazionale italiana. I rapporti tra popolazione urbana e popolazione rurale non sono di un solo tipo schematico, specialmente in Italia.
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