È da dire che le «interpretazioni» del Risorgimento in Italia sono legate a una serie di fatti: 1) a spiegare perché sia avvenuto il cosí detto «miracolo» del Risorgimento: cioè si riconosce che le forze attive per l’unità e l’indipendenza erano scarse e che l’evento non può essere spiegato solo con tali forze, ma d’altronde non si vuole riconoscerlo apertamente per ragioni di politica nazionale, e si costruiscono romanzi storici; 2) per non toccare il Vaticano; 3) per non spiegare razionalmente il «brigantaggio» meridionale; 4) piú tardi per spiegarsi la debolezza statale durante le guerre d’Africa (da ciò prese lo spunto Oriani specialmente e quindi gli orianisti), per spiegare Caporetto e il sovversivismo elementare del dopoguerra con le sue conseguenze dirette e indirette.
La debolezza di tale tendenza «interpretativa» consiste in ciò che rimase puro fatto intellettuale, non divenne la premessa a un movimento politico nazionale. Solo con Piero Gobetti ciò stava delineandosi e in una biografia del Gobetti bisognerebbe ricordarlo: perciò il Gobetti si stacca dall’orianesimo e da Missiroli. Col Gobetti occorre porre il Dorso e come ombra nel gioco Giovanni Ansaldo che è piú intellettuale del Missiroli. (Ansaldo è «l’uomo del Guicciardini» divenuto esteta e letterato e che ha letto le pagine del De Sanctis sull’uomo del Guicciardini. Si potrebbe dire dell’Ansaldo: «Un giorno l’uomo del Guicciardini lesse le pagine del De Sanctis su se stesso e si cammuffò da G. Ansaldo, prima e da stelletta nera piú tardi: ma il suo “particulare” non riuscí a camuffarlo.
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