Anche l’Omodeo, in fondo (e ciò è il suo antistoricismo), si pone implicitamente dal punto di vista di una Italia preesistente al suo formarsi, quale esiste oggi e nella forma in cui si è costituita nel 1870. (Nonostante la sua avversione per la tendenza economico-giuridica, l’Omodeo si pone dal punto di vista che è quello del Salvemini nel suo opuscolo sul Mazzini: la predicazione genericamente unitaria del Mazzini è il nucleo solido del mazzinianismo, il suo contributo reale al Risorgimento). Per ciò che riguarda l’atteggiamento dei «liberi dagli interessi di classe» essi nel dopoguerra si comportarono come nel Risorgimento: non seppero mai decidersi e si accodarono al vincitore, che, d’altronde, col non decidersi, avevano aiutato a vincere, perché si trattava di chi rappresentava la loro classe in senso angusto e meschino.
Recensione del libro di Nello Rosselli su Pisacane pubblicata nella «Nuova Rivista Storica» del 1933 (pp. 156 sgg.). Appartiene alla serie delle «interpretazioni» del Risorgimento cosí come il libro del Rosselli. Anche l’autore della recensione (come il Rosselli) non intende come ciò che è mancato nel Risorgimento sia stato un fermento «giacobino» nel senso classico della parola e come il Pisacane sia figura altamente interessante perché dei pochi che intese tale assenza, sebbene egli stesso non sia stato «giacobino» cosí come era necessario all’Italia. Si può osservare ancora che lo spauracchio che dominò l’Italia prima del 1859 non fu quello del comunismo, ma quello della Rivoluzione francese e del terrore, non fu «panico» di borghesi, ma panico di «proprietari terrieri», e del resto comunismo, nella propaganda di Metternich, era semplicemente la quistione e la riforma agraria.
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