«Dimostrare» che l’unificazione della penisola è stata opera precipua dei moderati alleati alla dinastia e legittimare storicamente il monopolio del potere. Occorre ricordare che ai moderati appartenevano le maggiori personalità della cultura, mentre la Sinistra non brillava (salvo poche eccezioni) per troppa serietà intellettuale, specialmente nel campo degli studi storici e della pubblicistica di medio grado. L’attività polemica dei moderati, attraverso la sua «dimostrazione» addomesticata riusciva a disgregare ideologicamente la democrazia, assorbendone molti elementi individuali e specialmente influendo sull’educazione delle generazioni giovani, formandole con le loro concezioni, con le loro parole d’ordine, coi loro programmi. Inoltre: 1) i moderati, nella loro propaganda, erano senza scrupoli, mentre gli uomini del Partito d’Azione erano pieni di «generosità» patriottica, nazionale ecc., e rispettavano tutti quelli che per il Risorgimento avevano realmente sofferto, anche se in qualche momento erano stati deboli; 2) il regime degli archivi pubblici era favorevole ai moderati, ai quali era permesso individualmente fare ricerche di documenti contro i loro avversari politici e mutilare o tacere dei documenti che sarebbero stati sfavorevoli ai loro; solo da pochi anni è stato possibile pubblicare epistolari completi, per esempio di moderati toscani, che ancora nel ’59 si aggrappavano alle falde del granduca per non farlo scappare, ecc. I moderati non riconoscono sistematicamente una forza collettiva agente e operante nel Risorgimento all’infuori della dinastia e dei moderati: del Partito d’Azione riconoscono la benemerenza di personalità singole che vengono esaltate tendenziosamente per catturarle; altre sono diffamate, ottenendo in ogni caso di spezzare il vincolo collettivo.
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