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      In realtà il Partito d’Azione non seppe contrapporre nulla di efficace a questa propaganda, che attraverso la scuola, divenne insegnamento ufficiale: lamentazioni o sfoghi cosí puerilmente settari e partigiani che non potevano convincere i giovani colti e lasciavano indifferenti i popolani, cioè erano senza efficacia sulle nuove generazioni: cosí il Partito d’Azione fu disgregato e la democrazia borghese non seppe mai crearsi una base popolare. La sua propaganda non doveva basarsi sul passato, sulle polemiche del passato, che interessano sempre poco le grandi masse e sono utili solo, entro certi limiti, a costituire e rafforzare i quadri dirigenti, ma sul presente e sull’avvenire, cioè su programmi costruttivi in opposizione (o integrativi) dei programmi ufficiali. La polemica del passato era specialmente difficile e pericolosa per il Partito d’Azione, perché esso era stato vinto, e il vincitore, per il solo fatto di essere tale, ha dei grandi vantaggi nella lotta ideologica. Non è senza significato che nessuno abbia mai pensato a scrivere una storia del Partito d’Azione, nonostante l’indubbia importanza che esso ebbe nello svolgersi degli eventi: basta pensare ai tentativi democratici del ’48-49 in Toscana, nel Veneto, a Roma, e all’impresa dei Mille.
      In un certo periodo tutte le forze della democrazia si allearono e la Massoneria divenne il perno di tale alleanza: è questo un periodo ben determinato nella storia della Massoneria, divenuta una delle forze piú efficienti dello Stato nella società civile, per arginare le pretese e i pericoli del clericalismo, e questo periodo finí con lo svilupparsi delle forze operaie.


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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