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      Il fatto che la polemica continui accanita ed aspra significa dunque che sono in gioco «interessi attuali» e non interessi storici, significa in fondo che queste pubblicazioni tipo Natoli dimostrano esse stesse proprio ciò che vorrebbero negare, cioè il fatto che lo strato sociale unitario in Sicilia è molto sottile e che esso padroneggia a stento forze latenti «demoniache» che potrebbero anche essere separatiste, se questa soluzione, in determinate occasioni, si presentasse come utile per certi interessi. Il Natoli non parla del moto del ’67 e tanto meno di certe manifestazioni del dopoguerra, che hanno pure un valore di sintomo per rivelare l’esistenza di correnti sotterranee, che mostrano un certo distacco tra le masse popolari e lo Stato unitario, su cui speculavano certi gruppi dirigenti.
      Pare che il Natoli sostenga che l’accusa di separatismo giochi sull’equivoco, sfruttando il programma federalista che in un primo tempo parve a taluni uomini insigni dell’isola e alle sue rappresentanze la soluzione piú rispondente alle tradizioni politiche locali, ecc. In ogni modo il fatto che il programma federalista abbia avuto piú forti sostenitori in Sicilia che altrove e sia durato piú a lungo ha il suo significato.
     
      Sulla rivoluzione passiva. Protagonisti i «fatti» per cosí dire e non gli «uomini individuali». Come sotto un determinato involucro politico necessariamente si modificano i rapporti sociali fondamentali e nuove forze effettive politiche sorgono e si sviluppano, che influiscono indirettamente, con la pressione lenta ma incoercibile, sulle forze ufficiali che esse stesse si modificano senza accorgersene o quasi.


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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