È da notare che il Croce non cita, neppure per incidenza, il nome del Luzio nella sua Storia della storiografia italiana nel secolo XIX, edizione del 1921, sebbene una parte dell’opera del Luzio risalga agli anni precedenti il 1900: mi pare ne parli però nell’appendice pubblicata recentemente nella «Critica» e incorporata poi nella nuova edizione del libro.
Il Confalonieri prima di essere tradotto allo Spielberg e dopo la liberazione, prima di essere tradotto nel carcere di Gradisca, per essere poi deportato, andò a Vienna. Vedere se anche in questo secondo soggiorno a Vienna, che si disse fatto per ragioni di salute, ebbe colloqui con uomini politici austriaci. I dati esterni sulla vita del Confaloníeri si possono trovare nelle pubblicazioni del D’Ancona.
Come curiosità sarà da vedere il dramma di Rino Alessi, Il conte Aquila. Ma perché l’Alessi ha creduto di chiamare il Confalonieri il conte «Aquila»?
Confidenti e agenti provocatori dell’Austria. I confidenti che operavano all’estero e che dipendevano dalla Cancelleria di Stato di Vienna, non dovevano fare gli agenti provocatori: ciò risulta dalle precise istruzioni del principe di Metternich che in un dispaccio segreto dell’8 febbraio 1844 indirizzato al conte Appony, ambasciatore d’Austria a Parigi, cosí si esprimeva in merito al servizio che prestava nella capitale francese il famigerato Attilio Partesotti: «Il grande fine che il Governo imperiale si propone non è di trovare dei colpevoli nè di provocare delle imprese criminali.
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