E saper trovare volta per volta il punto di equilibrio progressivo (nel senso del proprio programma) è l’arte del politico, non del giusto mezzo, ma proprio del politico che ha una linea molto precisa e di grande prospettiva per l’avvenire. Il Cappa può essere portato come esempio nell’esposizione della forma italiana del «proudhonismo» giobertiano, dell’antidialettica, dell’opportunismo empirico e di corta vista.
Il realismo di Cavour. Il peso relativamente preponderante che i fattori internazionali ebbero nello sviluppo del Risorgimento risulta dal particolare realismo del Cavour, che consisteva nel valutare in una misura che sembrava mostruosa al Partito d’Azione l’attività diplomatica. Quando Crispi, credendo di diminuire l’importanza di Cavour, disse a Ferdinando Martini, che Cavour non aveva fatto altro che «diplomatizzare la rivoluzione» in realtà egli, senza volerlo, riconosceva l’indispensabilità del Cavour. Ma, per Crispi, ammettere che organizzare i rapporti internazionali fosse stato piú importante ed essenziale che organizzare i rapporti interni, sarebbe stato impossibile: avrebbe significato ammettere che le forze interne nazionali erano troppo deboli in confronto dei compiti da risolvere e che, specialmente, esse si erano mostrate impari alla loro missione e politicamente impreparate e abuliche (abuliche nel terreno della volontà politica concreta e non del giacobinismo formale). Perciò il «realismo di Cavour» è un argomento ancora da trattare, senza pregiudizi e senza retorica.
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