Una causa è da ricercare nei processi che seguirono il tentativo di rivolta militare del ’21 in Piemonte e altrove: differenza di atteggiamento tra soldati e ufficiali; i soldati o tradirono spesso o si mostrarono molto deboli dinanzi ai giudizi nell’istruzione dei processi.
Atteggiamento di Mazzini prima e dopo l’insurrezione del febbraio 1853 a Milano; dopo il 1853 sono da vedere le sue istruzioni a Crispi per la fondazione di sezioni del Partito d’Azione in Portogallo, nelle quali si raccomanda di mettere un operaio in ogni comitato di tre.
Nel «Marzocco» del 30 settembre 1928 è riassunto, col titolo La Serenissima meritava di morire?, un opuscolo miscellaneo di Antonio Pilot (Stabil. Grafico U. Bortoli), in cui si estraggono, da diari e memorie di veneziani, opinioni sulla caduta della Repubblica Veneta.
La responsabilità del patriziato era idea fissa delle classi popolari. L’ultimo doge, Lodovico Manin racconta in certe sue Memorie: «La cosa arrivò al grado che, passando un giorno per una corticella a San Marcuola, una donna, conosendomi, disse: “Almeno venisse la peste, che cosí moriressimo noi altre, ma morirebbero anche questi ricchi che ci hanno venduti e che sono cagione che moriamo di freddo e di fame”». Il vecchio desistette dalla passeggiata e si ritirò. Il Bertucci Balbi-Valier in un sonetto intitolato I nobili veneti del 1797 non tradirono la Repubblica, scrive: «No, no xe vero, i nobili tradio - No ga la patria nel novantasete» (ciò che significa quanto profonda fosse la convinzione e come si cercasse di combatterla).
| |
Piemonte Mazzini Milano Crispi Partito Azione Portogallo La Serenissima Antonio Pilot Stabil Bortoli Repubblica Veneta Lodovico Manin Memorie San Marcuola Bertucci Balbi-Valier Repubblica
|