I reazionari e i clericali volevano fare apparire le innovazioni liberali del ’48 come una invenzione degli ebrei. (Bisognerebbe ricostruire la storia del fanciullo Mortara che ebbe tanta clamorosa eco nelle polemiche contro il clericalismo).
Femminismo. Cfr. l’articolo di Vittorio Cian, Femminismo patriottico del Risorgimento nella «Nuova Antologia» del 1° giugno 1930. Tipo retorico, ma interessante per le indicazioni obbiettive sulla partecipazione delle donne alla vita politica nel Risorgimento.
In una nota è citato questo brano del Gioberti preso dall’Apologia del libro intitolato «Il Gesuita Moderno ecc.», cap. III della parte I: «La partecipazione della donna alla causa nazionale è un fatto quasi nuovo in Italia e che verificandosi in tutte le sue provincie, vuol essere specialmente avvertito, perché esso è, al parer mio, uno dei sintomi piú atti a dimostrare che siamo giunti a maturità civile e a pieno essere di coscienza come nazione». L’osservazione del Gioberti non è valida solo per la vita nazionale: ogni movimento storico innovatore è maturo solo in quanto vi partecipano non solo i vecchi, ma i giovani e i maturi e le donne, cosicché esso ha persino un riflesso nella fanciullezza.
Prospero Merimée e il ’48 italiano. Nella «Revue des deux mondes» (fasc. del 15 maggio 1932) è pubblicato un manipolo di lettere di Prospero Merimée alla contessa De Boigne (autrice di Memorie famose). Sul ’48 in Italia: «i Piemontesi non si preoccupano affatto del nostro aiuto e noi impediamo agli Italiani di aiutarli col promettere il rinforzo del nostro invincibile esercito: un viaggiatore che viene di Lombardia racconta che il paese, come in pieno Medioevo, è diviso in tante piccole repubbliche, quanti sono i borghi e i villaggi, ostili l’uno all’altro nell’attesa di prendere le armi».
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