Dai sunti del B. S. appare l’assenza dei partiti permanenti: si tratta per lo piú di opinioni personali, spesso contraddittorie nello stesso foglio. Pare che il saggio del B. S. dimostri che aveva ragione il La Farina, quando, nella Storia documentata della Rivoluzione siciliana, scrisse che «la stampa periodica, salvo scarse e onorevoli eccezioni, non rispose mai all’altezza del suo ministero: fu scandalo, non forza».
[Confessioni e ricordi di F. Martini.] Cfr. per alcuni episodi il libro di F. Martini, Confessioni e Ricordi (1859-1892), Treves, Milano, 1928. Del libro sono interessanti alcuni capitoli: il primo, «Per cominciare e per finire» è interessante per l’atteggiamento politico dei moderati toscani nel 1859, che non è stato solo un mero fatto di psicologia da descrivere bonariamente, come fa il Martini, ma un netto atteggiamento politico, legato a convinzioni e a una linea precisa, come dimostrano i documenti recentemente pubblicati (cfr. articolo di Panella nel «Marzocco» e polemica col Puccioni). I moderati toscani non volevano la fine del granducato, erano federalisti reazionari. Gli episodi di abulia militare in Toscana nel ’59 non sono solo da collegare con la «psicologia» del popolo toscano, come fa il Martini: fu un sabotaggio della guerra nazionale o per lo meno una forma di «neutralità» sabotatrice. Lo scarso numero dei «volontari» fu una conseguenza della cattiva volontà dei moderati.
Anche l’importanza dell’intervento francese nel ’59 è messa piú in rilievo da questi fatti: come, dalle parole testuali del Martini, è posta in rilievo l’assenza completa di coscienza e orgoglio nazionale nei moderati, i quali dicevano che l’«imperatore deve far lui la guerra», cioè che non l’Italia deve liberarsi da sé, ma la Francia deve liberare l’Italia.
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