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      Tuttavia, l’atteggiamento clericale di mantenere «statico» il dissidio tra Stato e società civile era obbiettivamente sovversivo e ogni nuova organizzazione espressa dalle forze che intanto maturavano nella società, poteva servirsene come terreno di manovra per abbattere il regime costituzionale monarchico: perciò la reazione del ’98 abbatté insieme e socialismo e clericalismo, giudicandoli giustamente ugualmente «sovversivi» e obbiettivamente alleati. Da questo momento comincia pertanto una nuova politica vaticanesca, con l’abbandono di fatto del non expedit anche nel campo parlamentare (il Comune era tradizionalmente considerato società civile, e non Stato) e ciò permette l’introduzione del suffragio universale, il patto Gentiloni e finalmente la fondazione nel 1919 del Partito Popolare. La quistione dell’esistenza di un’Italia reale e un’Italia legale si ripresenta in altra forma, negli avvenimenti del ’24-26, fino alla soppressione di tutti i partiti politici, con l’affermazione dell’essersi ormai raggiunta l’identità tra il reale e il legale, perché la società civile in tutte le sue forme era inquadrata da una sola organizzazione politica di partito e statale.
     
      Bibliografia.
     
     
      Sullo sviluppo autonomo di una nuova vita civile e statale in Italia prima del Risorgimento sta preparando un lavoro Raffaele Ciasca; ne è stata pubblicata l’introduzione: Raffaele Ciasca, Germogli di vita nuova nel ’700 italiano (negli «Annali della Facoltà di Filosofia e Lettere della R. Università di Cagliari, 1930-37, estratto di pp.


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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