Non certo per le sue divergenze con la Chiesa cattolica - «la setta dell’Idolatria papale» - ma per la tenacia con cui essi difendono il Maestro e la Riforma, il Fatini ritiene degno di attenzione e di studio il fenomeno religioso amiatino.
G. Pascoli e Davide Lazzaretti. Nella Nota per gli alunni che precede l’antologia Sul limitare, il Pascoli, accennando alla pubblicazione di Giacomo Barzellotti sul Lazzaretti cosí scrive: «Io ho sentito dalla lettura del libro elevarsi il mio pensiero all’avvenire cosí dubbioso della nostra civiltà. Il secolo è finito: che ci porterà il secolo ventesimo? La pace tra i popoli, la pace tra le classi, la pace della coscienza? o la lotta e la guerra? Ebbene, codesto barrocciaio commosso da un nuovo impulso di fede viva, che cade nel suo sangue, e cotesto pensatore (il Barzellotti), coscienza e mente dei nostri tempi, che lo studia, lo narra, lo compiange, mi sembrano come un simbolo: l’umanità sapiente che piange e ammonisce, col petto alto e col capo chino, tra la sicurezza del suo pensiero e la pietà del suo sentimento, sull’altra umanità, su quella che delira e muore».
Questo brano interessa: 1) per il pensiero politico del Pascoli nel 1899-900; 2) per mostrare l’efficacia ideologica della morte del Lazzaretti; 3) Per vedere quali rapporti il Pascoli voleva tra gli intellettuali e il popolo.
De Amicis. Del De Amicis sono da vedere la raccolta di discorsi Speranze e Glorie e il volume su Lotte civili. La sua attività letteraria e di oratore in questo senso va dal ’90 al ’900 ed è da vedere per ricercare l’atteggiamento di certe correnti intellettuali del tempo in confronto della politica statale.
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