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      In una lettera senza data, ma che lo Zuppone-Strani dice scritta da Barga sul finire del 1902 o nella prima metà del 1903, è scritto: «Eppure il poeta ti ama là, ti vede là, ti sogna là, eppure il patriota e l’“umano” (“socialista” non mi conviene piú essere chiamato e chiamarmi) si esalta nel saperti investito d’una altissima missione d’utile o onore italico e di civiltà. Ti chiamavo “negriero”, e tu vai a distruggere i negrieri» (il Pascoli chiamava scherzosamente il Mercatelli «ras», «negriero», ecc.). E piú oltre: «Perché a rifuggire dal socialismo politico dei nostri giorni aiuta me non solo l’orrore al dispotismo della folla o del numero dei piú, ma specialmente la necessità che io riconosco e idoleggio, d’una grande politica coloniale».
     
      La «Nuova Antologia» del 1° dicembre 1927 pubblica un articolo inedito del Pascoli, mandato nel 1897 alla «Tribuna» e non pubblicato, perché al Mercatelli sembrò «troppo ardito per l’indole del giornale» e «troppo compromettente per l’autore». L’articolo era intitolato Allecto («la Erinni dell’odio implacabile e della vendetta interminabile») e prendeva lo spunto da un telegramma del ministro francese Méline ai Lorenesi. Per il Pascoli la Francia e la Russia avrebbero fatto la guerra alla Germania (quindi alla Triplice, quindi all’Italia) «tra poco o tra molto, ma certo». Il Pascoli si rivolge alle madri. C’è un «profeta»: un «dolce e fiero profeta ammantato d’una tunica rossa: gira per il mondo, tra i popoli eletti e le genti, predicando un suo vangelo di pace.


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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