Di una massa che ha mostrato di sapere molto bene assimilare e rivivere i nuovi valori che il rinato Partito socialista ha messo in circolazione. O che forse ci spaventiamo del lavoro che bisognerebbe fare per fargli assumere questo nuovo compito, che forse potrebbe essere per lui il principio della fine del suo stato di pupillo della borghesia?
In tutti i casi la comoda posizione della neutralità assoluta non ci faccia dimenticare la gravità del momento, e non faccia che noi ci abbandoniamo neppure per un istante ad una troppo ingenua contemplazione e rinunzia buddistica dei nostri diritti.
Il Sillabo ed Hegel(5)
Anche in questo nuovo volumetto(6) Mario Missiroli ricade nelle stesse deficienze e negli stessi errori che erano stati rimproverati ad un suo precedente lavoro, La monarchia socialista: concezione semplicista, esposizione troppo sommaria e che avrebbe bisogno di essere particolareggiata e documentata per avere una qualche efficacia persuasiva. Veramente l'autore mette le mani avanti scrivendo in un'avvertenza preliminare: «Non dimentichi il lettore che io prescindo da tutto ciò che non sia la pura logica delle idee», ma con ciò non rende minore la sua sufficienza. Di questa logica delle idee egli si serve per spiegare fatti storici, per giustificarli o condannarli implicitamente, per tracciare programmi politici, e tutto ciò non si può fare senza sentire la necessità, e in un certo senso il dovere morale, di documentare le proprie elucubrazioni. Trattare come problema di cultura, astrattamente, una questione che ha profonde radici nella storia e nelle coscienze individuali, è dilettantismo, è bizantinismo, e non basta la vivacità dell'ingegno, che può rendere piacevole anche la chiacchiera piú vacua, a giustificare questa letteratura in cui si sono specializzati precisamente il Missiroli e Goffredo Bellonci.
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