I socialisti italiani hanno realizzato, in questo periodo della storia, l'umanità piú perfetta per i fini della storia. L'umanità che non cade nelle facili trappole dell'illusione. La umanità che ha rinnegato come inutili e nocive le forme inferiori della vita spirituale: l'impulso del buon cuore e il sentimentalismo. Le ha rinnegate coscientemente. Perché ha saputo assimilare gli insegnamenti dei suoi maestri piú grandi, e gli insegnamenti che scaturivano spontaneamente dalla realtà borghese morsa dai reagenti della critica socialista. I socialisti italiani sono rimasti incrollabili entro i ranghi determinati dalla esistenza delle classi sociali. Non si sono turbati, come collettività, per gli spettacoli dolorosi che si presentavano ai loro occhi. Non sono svenuti, come collettività, quando è stato loro scagliato fra i piedi il cadavere ancora palpitante di un bambino assassinato. La commozione che ogni singolo ha provato, la stretta al cuore, le simpatie che ogni singolo ha potuto provare, non hanno scalfito la granitica compattezza della classe. Se ogni singolo ha un cuore, la classe, come tale, non ha cuore nel senso che alla parola è solito dare l'umanitarismo infrollito. La classe ha una volontà, la classe ha un carattere. Di questa volontà, di questo carattere è plasmata tutta la sua vita, senza alcun residuo. Come classe non può avere solidarietà che di classe, altra forma di lotta che quella di classe, altra nazione che la classe, cioè l'Internazionale. Il suo cuore non è che la coscienza del suo essere classe, la coscienza dei suoi fini, la coscienza del suo avvenire.
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