Analogie e metafore(29)
L'on. Claudio Treves, si compiace di «sottili analogie» (Critica sociale, 1-17 settembre). Talmente se ne compiace che ad esse, e alle loro affini, le metafore, sacrifica il pensiero, la ricerca affannosa della verità, la comprensione stessa del particolar mondo in cui egli si illude di vivere e di operare.
Attraverso le analogie e le metafore, la vita, la vita degli uomini, che è sangue e dolore, che è sofferenza e lotta, diventa qualcosa di astratto, di semplicistico, di materialmente insensibile come i pezzi di una scacchiera, cui si dànno preventivamente nome e valore e poi si fanno muovere e saltellare con una mossa della mano, preventivamente sicuri del successo o dell'insuccesso; l'astrattismo arriva fino al punto, che la potenza della volontà, negata come fattore attivo di storia, messa in burletta come «aspettazione fiduciosa del miracolo», viene poi reintegrata in tutto il suo valore come negatività. La volontà è solo fattiva quando nega, è illusione idealistica quando afferma: la volontà è attiva quando «difende», è pietosa illusione di cretini quando prende un'iniziativa. Per la «sottile» dialettica dell'on. Treves, concettualmente non esiste che la difensiva: l'offensiva è vaneggiamento di menti inferme.
La verità è che l'on. Treves, «stratego» della lotta di classe, ha rivendicato gli «imbottitori di crani» che ci deliziano nei giornali borghesi. Ha esagerato il loro metodo. Ha ridotto in ischemi, in pezzi da scacchiera, ciò che è assolutamente irriducibile.
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Treves Critica
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