Sono uno, sempre uno, e non comandano, ma vivono col proletariato, come il sangue circola e si muove nelle vene di un corpo e non può essere fatto vivere e muover entro tubi di gomma avvoltolati attorno a un cadavere. Vivono nel proletariato, e la loro forza è nella forza del proletariato, e la loro potenza è in questo aderire perfetto.
L'on. Treves dichiara che un determinato atto di vita è un «errore». Ma errore e verità sono atti di pensiero: la vita è, semplicemente; il successo e l'insuccesso non ne sono predicati necessari. Dimostrare di esistere, assicurarsi di esistere, sentire battere il proprio cuore e pulsare le vene è già un successo, è il piú grande successo della vita.
L'esistenza, la dimostrazione della esistenza è il problema massimo del proletariato italiano in questo momento. E questo proletariato non è lo stesso di tre anni fa. È piú esteso numericamente, ha attraversato piú intense esperienze spirituali. Non ha avuto il tempo di organizzarsi, ancora; non può organizzarsi. Le elaborazioni, gli assorbimenti di cultura socialista possibili in tempi normali, non sono piú possibili ora normalmente. Il Partito socialista, il socialismo italiano è piú ricco ora di succhi che non lo fosse tre anni fa. Ma non conosce tutte le sue forze, e si agita, o tende a diventare organismo piú ampio e trabocca qua e là, incompostamente secondo il buon senso filisteo, fruttuosamente secondo una spregiudicata concezione della vita.
Noi ci sentiamo solidali con questo nuovo immenso pullulare di forze giovani e non ne rinneghiamo quelli che i filistei chiamano errori, e gioiamo del senso della vita gagliarda che ne promana.
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