Tre anni di guerra hanno ben portato delle modificazioni nel mondo. Ma forse questa è la maggiore di tutte le modificazioni : tre anni di guerra hanno reso sensibile il mondo. Noi sentiamo il mondo; prima lo pensavamo, solamente. Sentivamo il nostro piccolo mondo, eravamo compartecipi dei dolori, delle speranze, delle volontà, degli interessi del piccolo mondo nel quale eravamo immersi piú direttamente. Ci saldavamo alla collettività piú vasta solo con uno sforzo di pensiero, con uno sforzo enorme di astrazione. Ora la saldatura è diventata piú intima. Vediamo distintamente ciò che prima era incerto e vago. Vediamo uomini, moltitudini di uomini dove ieri non vedevamo che Stati o singoli uomini rappresentativi.
L'universalità del pensiero si è concretata, tende almeno a concretarsi. Qualcosa crolla necessariamente, in noi e negli altri. Si è formata una temperie morale nuova: tutto è mobile, instabile, fluido. Ma le necessità del momento urgono, e perciò il fluido tende a stagnare, ciò che non è altro che avventura spirituale vuole diventare definitivo. Lo stimolo al pensiero si pone come pensiero bello e perfetto. Ciò che è solo velleità si pone come volontà chiara e concreta. E nasce il caos, la confusione delle lingue, e si incrociano le proposte piú pazzesche con le piú luminose verità.
Scontiamo cosí la nostra leggerezza di ieri, la nostra superficialità di ieri. Disabituati al pensiero, contenti della vita del giorno per giorno, ci troviamo oggi disarmati di contro alla bufera.
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