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      Le pubblicazioni nuove, le nuove riviste, non mi dānno, non riescono a darmi alcuna delle soddisfazioni che io cerco. Ciō, del resto, non č una ragione di sconforto. Le soddisfazioni le devo ricercare in me stesso, nell'intimo della mia coscienza, dove solo possono comporsi tutti i dissidi, tutti i turbamenti suscitati dagli stimoli esterni. Questi libri non sono altro per me che stimoli, che occasioni per pensare, per scavare in me stesso, per ritrovare in me stesso le ragioni profonde del mio essere, della mia partecipazione alla vita del mondo. Queste letture mi convincono ancora una volta che un grande lavoro deve essere ancora fatto da noi socialisti: lavoro di interiorizzazione, lavoro di intensificazione della vita morale.
      Si minaccia tutta una campagna serrata per la revisione delle formule, dei programmi finora adottati. Non questo revisionismo č necessario. Gli errori che si sono potuti commettere, il male che non si č potuto evitare non sono dovuti a formule o a programmi. L'errore, il male era in noi, era nel nostro dilettantismo, nella leggerezza della nostra vita, era nel costume politico generale, dei cui pervertimenti anche noi partecipavamo inconsapevolmente. Le formule, i programmi erano esteriori, erano inanimati per troppi; non li vivevamo con intensitā, con fervore, non vibravano in ogni atto della nostra vita, in ogni momento del nostro pensiero. Cambiare le formule non significa nulla. Occorre che cambiamo noi stessi, che cambi il metodo della nostra azione.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279