Tutto ciò è vero, ma è anche vero che l'unico può diventare o essere visto come tiranno, e la disciplina da esso imposta può disgregarsi perché la collettività si rifiuta, o non riesce a comprendere l'utilità dell'azione, mentre la disciplina fissata dalla collettività stessa ai suoi componenti, anche se tarda ad essere applicata, difficilmente fallisce nella sua effettuazione.
I componenti la collettività devono pertanto mettersi d'accordo tra loro, discutere tra loro. Deve, attraverso la discussione, avvenire una fusione delle anime e delle volontà. I singoli elementi di verità, che ciascheduno può portare, devono sintetizzarsi nella complessa verità ed essere l'espressione integrale della ragione. Perché ciò avvenga, perché la discussione sia esauriente e sincera, è necessaria la massima tolleranza. Tutti devono essere convinti che quella è la verità, e che pertanto bisogna assolutamente attuarla. Al momento dell'azione tutti devono essere concordi e solidali, perché nel fluire della discussione si è venuto formando un tacito accordo, e tutti sono diventati responsabili dell'insuccesso. Si può essere intransigenti nell'azione solo se nella discussione si è stati tolleranti, e i piú preparati hanno aiutato i meno preparati ad accogliere la verità, e le esperienze singole sono state messe in comune, e tutti gli aspetti del problema sono stati esaminati, e nessuna illusione è stata creata [diciotto righe censurate].
Naturalmente questa tolleranza — metodo delle discussioni fra uomini che fondamentalmente sono d'accordo, e devono trovare le coerenze tra i principi comuni e l'azione che dovranno svolgere in comune — non ha che vedere con la tolleranza, intesa volgarmente.
| |
|