La Lega delle Nazioni(37)
Nel beato paese di Utopia ha avuto in tutti i tempi diritto di cittadinanza e di libera circolazione il «bel sogno» (come si suol dire) degli Stati Uniti d'Europa e del Mondo. Il «bel sogno» ha fatto ridere i saggi; i critici, i filosofi realisti ne hanno dimostrato l'incongruenza, la fallacia storica. Ed a ragione. Il «bel sogno» si presenta ora: ha cambiato nome, si chiama la Lega delle Nazioni. Un capo di Stato e di uno Stato modernissimo, un uomo, che ha dimostrato, nella semplicità del suo linguaggio, di essere piú realista di tutti gli spacciatori di cabale diplomatiche, se ne fa banditore: Wilson. Alcuni ministri della moderna Inghilterra, paese anch'esso poco fertile in acchiappanuvole, accolgono con simpatia e divulgano la formula wilsoniana. Che non si tratti piú del «bel sogno» ma che davvero un nucleo di realtà sia nascosto in questa formula rimessa a nuovo? Vediamo, perché ne vale la pena.
La vecchia concezione, che possiamo chiamare latina, la concezione vittorhughiana, umanitaria, massonica era ed è ancora un'astrazione arbitraria, antistorica, teneramente costruita con cemento di lacrime e con blocchi di sospiri. La sostiene in Italia il senatore Ponti e il... compagno Modigliani, è una ernestoteodoromonetoria, che non sprofonda le sue radici in nessun ceto di classe, vivo economicamente e socialmente. In Francia è bandita dalla Lega per i diritti dell'uomo, dai socialisti di tutte le frazioni, e da quell'accozzaglia di retori sfiaccolati e di uomini d'affari che costituiscono il partito radico-socialista.
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