L'economia borghese ha cosí suscitato le grandi nazioni moderne. Nei paesi anglosassoni è andata oltre: all'interno la pratica liberale ha creato meravigliose individualità, energie sicure, agguerrite alla lotta e alla concorrenza, ha discentrato gli Stati, li ha sburocratizzati: la produzione, non insidiata continuamente da forze non economiche, si è sviluppata con un respiro d'ampiezza mondiale, ha rovesciato sui mercati mondiali cumuli di merce e di ricchezza. Continua ad operare; si sente soffocata dalla sopravvivenza del protezionismo in molti dei mercati europei e del mondo. Le lotte di tariffe non la sollecitano: le sa, per esperienza pratica, dannose ad ambe le parti belligeranti. Crea l'ideologia pacifista di Norman Angell, ma si addimostra capace di far la guerra e di perdurarvi tenacemente non meno dei piú agguerriti Stati militareschi.
In questo scorcio della vita del mondo lancia l'ideologia della Lega delle Nazioni. Essa rappresenta per la borghesia liberista anglosassone la garanzia politica dell'attività economica di domani e dell'ulteriore sviluppo capitalistico. È il tentativo di adeguare la politica internazionale alle necessità degli scambi internazionali. Rappresenta, per i singoli Stati, quella garanzia di sicurezza e di libertà che corrisponde nel seno di ogni Stato all'habeas corpus per la libertà e la sicurezza individuale dei singoli cittadini.- È il grande Stato borghese supernazionale che ha dissolto le barriere doganali, che ha ampliato i mercati, che ha ampliato il respiro della libera concorrenza e permette le grandi imprese, le grandi concentrazioni capitalistiche internazionali.
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