La classe borghese, succedendo alla classe feudale nella dittatura della produzione, ha introdotto una modificazione nel regime della proprietà privata. Questa era inalienabile, si trasmetteva solo in linea diretta, di padre in figlio, era vincolata da legami antieconomici che precludevano la via ai rapidi incrementi, rendendo perciò necessario lo sfruttamento iniquo dell'enorme maggioranza, con l'esclusione assoluta di ogni concorrenza nella mano d'opera, ottenuta con la servitú della gleba e con le corporazioni artigiane.
La borghesia dissolvette il privilegio feudale di casta, rese commerciabili gli strumenti di produzione, terre, macchine e mano d'opera. Assicurò a sé la proprietà degli strumenti naturali e meccanici, e la libertà di produrre, e assicurò alla mano d'opera la libertà della concorrenza, della quale quella avrebbe potuto servirsi per migliorare le proprie condizioni,
La proprietà, resa commerciabile, incominciò a circolare, passando dai meno capaci ai piú capaci. La tecnica si sviluppò sotto il pungolo della concorrenza; la società definí le sue basi nell'individualismo, che ebbe il suo maggior assertore filosofico in Herbert Spencer, e i suoi assertori economici nei liberisti della scuola inglese.
La libertà di concorrenza venne sempre piú intensificandosi per i continui perfezionamenti della tecnica industriale ed agricola. La classe borghese si frantumò in ceti e gruppi, che entrarono in lotta per il predominio politico; essi rappresentano stadi piú o meno sviluppati della produzione; alcuni, sicuri dell'esito della concorrenza, vogliono le libertà per eliminare gli avversari: altri, deboli e incerti del domani, vogliono la conservazione di leggi restrittive delle libertà politiche ed economiche, vogliono essere protetti, vogliono un minimo di sicurezza per non soccombere, per non essere eliminati dal campo delle competizioni.
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Herbert Spencer
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