Sono secoli di martirio e di crocifissione; e il martirio diventa piú acuto quanto piú la civiltà si afferma e raffina le coscienze. Il bisogno di indipendenza, di autonomia si fa sentire piú pungente, ma la ragione di Stato deve soffocarlo, deve sterminare migliaia, centinaia di migliaia di individui per conservare l'unità, per tenere legati in un fascio questi 170 milioni che solo col numero resistono alla concorrenza capitalistica, bilanciano le forze avverse della concorrenza mondiale. Gli individui perdono ogni autonomia, ogni libertà, perché lo Stato possa essere autonomo e libero tra gli altri Stati. Avviene cosí che gli individui attingano nella loro coscienza culmini di spiritualità quali in nessun altro paese sono raggiunti. La letteratura russa è il documento doloroso di una coscienza interiore che non ha eguali: mai una tale ricerca si è verificata di valori umani, una tale escavazione interiore, una tale presa di possesso di personalità. La letteratura russa è documento unico nella storia, perché senza uguali era il dolore, l'umiliazione cui gli uomini erano in Russia sottoposti. I corpi si piegano sotto le gravezze della catena sociale, e le anime, cui è tolta la vista del mondo esteriore, si rivolgono su se stesse, e un canto si leva sublime e sovrumano, canto di dolore raccolto, di disperazione, di purificazione, del quale solo nei profeti del popolo d'Israele si può trovare una pallida somiglianza.
Nel marzo 1917 la macchina mostruosa crolla, imputridita, disfatta nella sua impotenza congenita.
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