Crede ai fini concreti fissati e raggiungibili a priori. Immagina l'avvenire come un qualcosa di solido, della solidità del passato. Non è un dialettico, sebbene si serva di questa parola, e non immagina il futuro come puro giuoco di forze potenziali che nel presente hanno solo un presupposto; il futuro non è che il riflesso che la nostra fantasia logica proietta del presente per avere un indirizzo certo e non empirico, di tutti e non di pochi, delle organizzazioni non di individui rappresentativi e incontrollati. Esistono i fini concreti, ma essi si attuano parzialmente ogni giorno, nell'esteriorità e nelle coscienze. Il problema è da porsi in questi termini: di questi fini concreti solo una parte si attua quotidianamente; questa parte non è fissabile a priori perché la storia non è un calcolo matematico: questa parte è il risultato dialettico delle attività sociali in continua concorrenza di fini massimi. Solo se questi fini massimi sono perseguiti col metodo dell'intransigenza, la dialettica è storia e non arbitrio puerile, è risultato solido, e non sbaglio, che bisogni disfare e correggere.
Nasce il dovere dell'intransigenza, pura da ogni empirismo arbitrario. Questo dovere è di tutte le energie sociali; è la ragione di vita e di sviluppo del Partito socialista. La storia è dialettica della lotta di classe, che ha protagonista e antagonista lo Stato e il Partito socialista con le organizzazioni economiche che il partito controlla. Ma di questo snodarsi di avvenimenti sono anche fattori i partiti politici borghesi in continua concorrenza fra di loro per la conquista dello Stato (concorrenza che non permette il metodo intransigente) e la passività, l'inerzia delle moltitudini.
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