L'interventismo è la contingenza, il pacifismo è la contingenza, la guerra passerà; ciò che pericola per l'avvenire è lo Stato dispotico giolittiano, è il cumulo di interessi parassitari incrostatisi a questo vecchio Stato, è la vecchia borghesia infrollita che sente il suo superprivilegio minacciato da questo fermentare di giovinezza borghese che vuole il suo posto al governo, che vuole inserirsi nel giuoco della libera concorrenza politica, e la quale indubbiamente, dato che l'evoluzione non sia troncata da un fatto nuovo, svecchierà lo Stato, butterà via tutto il ciarpame tradizionale, perché lo Stato democratico non è un portato del buon cuore o della buona educazione, è una necessità di vita della grande produzione, degli scambi intensi, dell'addensarsi della popolazione nelle città moderne capitalistiche.
Il sottinteso(48)
Questi sono i termini della situazione storica. L'aggruppamento giolittiano, in venti anni di dittatura incontrollata, ha illuso con largizioni formali di libertà, ma ha consolidato, di fatto, lo Stato dispotico caro alla memoria di Emanuele Filiberto. L'arma del suo dominio, della sua dittatura, è caduta in mano all'aggruppamento avversario (non chiamiamo partito né l'uno né l'altro perché ambedue mancano di sagoma politica ed economica) e questo l'ha tenuta piú a lungo di quanto si credesse, e se ne serve, e la plasma per sé, e la rivolge contro gli antichi padroni. Se la lotta rimane di ceti, di aggruppamenti borghesi, dal cozzo furioso delle due parti nascerà lo Stato nuovo, liberale, si inizierà l'èra dei governi di partito, si costituiranno i grandi partiti, i piccoli dissidi spariranno, assorbiti dagli interessi superiori.
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