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      I giolittiani vogliono evitare il cozzo, non vogliono dare battaglia su grandi programmi istituzionali, che possono arroventare la temperie politica della nazione; il dio dei borghesi sa se la nazione ha bisogno di nuove arroventature e quali contraccolpi può avere nel proletariato un urto cosí formidabile. I giolittiani vogliono evitare il cozzo e risolvere nell'ambito parlamentare il problema che li assilla. Continuano cosí nella loro tradizione di rimpicciolire ogni grande problema, di estraniare il paese dalla vita politica, di evitare ogni controllo dell'opinione pubblica. I giolittiani sono in minoranza. Ed ecco i deputati socialisti in caccia di farfalle, ecco le sirene a cantare le nostalgiche ariette della libertà, del controllo parlamentare e della necessità di collaborare per muoversi, per agire, per uscire dall'inerzia.
      Ed ecco La Stampa venire a rincalzo con gli articoli del «simpatizzante», il quale mette a servizio della cattiva causa la fresca cultura che manca purtroppo ai rappresentanti del proletariato nel Parlamento, e imprestar loro un «realismo», un hegelismo marxista che non hanno mai saputo cosa fosse. Ecco che gli intransigenti sono presentati come mistici sognatori, vacui astrattisti, e addirittura come stupidi, perché la loro concezione non sarebbe basata che sulla ipotesi semplicistica e gratuita che «i lavoratori torneranno dalle trincee, dopo la pace, con la deliberata volontà e la capacità politica di attuare il socialismo». L'intransigenza è presentata come inerzia mentale e politica; si accenna alle posizioni migliori che il proletariato potrebbe conquistare.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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