Gli intransigenti sono liberisti. Non vogliono baroni né per gli zuccheri e il ferro, né per il governo. La legge della libertà deve integralmente operare; essa è intrinseca dell'attività borghese, è l'acido reattivo che ne scompone continuamente i quadri, obbligandoli a migliorarsi e perfezionarsi. Le grandi borghesie anglosassoni hanno acquistato l'attuale capacità produttiva attraverso questo giuoco implacabile della libera concorrenza. Lo Stato inglese si è evoluto, è stato svuotato dei suoi valori nocivi per il cozzo libero delle forze sociali borghesi che hanno finito per costituire i grandi partiti storici liberale e conservatore. Il proletariato ha guadagnato indirettamente da questo cozzo il pane a buon mercato, le libertà sostanziali, garantite dalla legge e dal costume di associazione, di sciopero, una sicurezza individuale che in Italia è un mito chimerico.
La lotta di classe non è un arbitrio puerile, un atto volontaristico: è necessità intima del regime. Turbarne il limpido corso, arbitrariamente, per sintesi prestabilite da fumatori impenitenti, è sbaglio puerile, è perdita secca nella storia. I partiti non giolittiani al potere, all'infuori del fatto guerra, che è contingenza, e che ormai supera la capacità politica delle classi dirigenti delle piccole nazioni, compiono inconsapevolmente opera di disgregazione dello Stato feudale, militaresco, dispotico, che Giovanni Giolitti ha perpetuato per farsene strumento di dittatura. I giolittiani sentono sfuggirsi il monopolio.
| |
Stato Italia Stato Giovanni Giolitti
|